Gianluca Dettori è un veterano del venture capital in Italia. Presidente di Primomiglio SGR (www.primomigliosgr.it), società di investimento specializzata nel VC tecnologico, da dieci anni investe in startup, al suo attivo società come Cortilia, Sardex, Yolo Insurance, Iubenda, Brandon Group e una quarantina di investimenti in aziende tecnologiche nel campo del software, Internet e del digitale.
A che punto è lo sviluppo del venture capital tecnologico in Italia?
Il settore sta rapidamente evolvendo ed iniziando a maturare, occorre considerare che si tratta di un’asset class ancora relativamente giovane in Italia, occorre ricordare che non più tardi di 5 anni fa gli investimenti complessivi annui in venture capital early stage in Italia erano di circa 50 milioni di Euro, oggi sono circa di 500 milioni l’anno. Il settore è cresciuto molto negli ultimi anni, ma la strada da fare per raggiungere livelli analoghi a paesi comparabili all’Italia è ancora molta. In Francia ad esempio gli investimenti in venture capital sono di circa 5 miliardi di euro l’anno, dieci volte il mercato Italiano. Si parla in questo segmento di ‘capitali pazienti’, occorrono infatti 5-10 anni perché una società investita dal venture raggiunga dei livelli di valore e dei ritorni significativi. Tuttavia i segnali che il mercato sta maturando sono evidenti, basta vedere il livello di sviluppo che diverse società nei portafoglio dei fondi Italiani stanno avendo e si cominciano anche a vedere le prime exit a valore.
Quali sono i settori di investimento prevalenti e le strategie adottate nel mercato?
ICT e digitale è il campo di investimento prevalente a cui va aggiunto il settore delle scienze della vita sia sul fronte dei device medicali che le biotecnologie. Nel digitale gli ambiti sono diversi, anche perché ormai praticamente qualunque comparto industriale oggi sta subendo forti trasformazioni di prodotto e di processo legate all’innovazione tecnologica e alla forte penetrazione di Internet. Negli ultimi anni è emerso in modo prepotente il settore fintech e insurtech, ma le ondate di innovazione ormai toccano sempre più profondamente tutti i settori merceologici e spesso le aziende più tradizionali faticano a stare al passo, per questo l’investimento in startup specializzate e focalizzate su questi grandi cambiamenti sono vitali per la competitività delle economie moderne. Basta pensare all’impatto che il commercio elettronico sta avendo su commercializzazione, abitudini di consumo, logistica e produzione stessa. Con il nostro fondo abbiamo all’attivo investimenti diversificati su più ambiti: fintech, insurtech, servizi di welfare, commercio elettronico, digital marketing, big data e software. Riteniamo che questa diversificazione oggi sia in Italia la strategia giusta per costruire un portafoglio di investimenti bilanciato.
Che effetto sta avendo la crisi del COVID-19 sul venture capital e sulle startup?
La crisi COVID sta avendo impatti estremamente significativi sia sul breve ma soprattutto anche sulle prospettive di medio-lungo termine. In generale penso si possa dire che il lockdown ha dato una fortissima scossa alle abitudini degli Italiani, cambiando in modo significativo le curve di adozione delle tecnologie digitali. Abbiamo tutti toccato con mano l’importanza vitale che il digitale oggi ha sulla nostra vita, durante il lockdown è esploso il consumo digitale: videoconferenze e telelavoro, scuola digitale, vendite online, contenuti sono diventati strumenti indispensabili e hanno reso evidenti gli spazi di opportunità per la trasformazione digitale che oggi esistono in Italia. Nel breve termini alcune startup come tantissime aziende Italiane hanno anche subito forti impatti negativi, settore come la ristorazione, il turismo, gli eventi sono crollati aprendo problemi di liquidità in molte startup che operavano in questi ambiti. Tuttavia c’è da dire che in molti casi l’agilità e la capacità di adattamento delle startup ha consentito in diversi casi di contenere gli effetti negativi.
Quali sono le prospettive per il settore?
Abbiamo davanti un periodo recessivo di cui è ancora difficile prevedere la profondità e gli effetti, anche perché occorrerà vedere come si svilupperà la situazione sanitaria nei prossimi mesi e quanto tempo sarà necessario per uscire dalla crisi, tuttavia penso che superata la fase emergenziale le prospettive per il settore siano molto buone. Lo shock digitale sulla società Italiana lascerà sul terreno una più rapida penetrazione del settore digitale e un ulteriore stimolo ad investire nel campo delle scienze dalla vita e del biotech. Il venture capital è un’asset class fortemente anticiclica e lo spazio di opportunità è collegato alla presenza di eventi e tecnologie di rottura che cambiano gli scenari. D’altro canto i bassi tassi di interesse e la volatilità dei corsi azionari rendono sempre più attrattivi gli investimenti in economia reale e nel contesto moderno l’innovazione tecnologica è certamente uno dei principali fattori di successo nella competizione sui mercati. Le grandi aziende si rendono conto sempre di più che la capacità di innovazione delle startup e le competenze che riescono ad accumulare sui nuovi mercati siano un fattore importante di sviluppo. Infine c’è anche da dire che negli ultimi anni l’impegno delle istituzioni e del Governo su questo fronte è molto significativo: agevolazioni fiscali per gli investimenti in startup, un quadro normativo favorevole al settore e la creazione di importanti iniziative come Fondo Italiano di Investimento prima e il Fondo Nazionale Innovazione con Cassa Depositi e Prestiti stanno giocando un ruolo centrale per accelerare lo sviluppo del settore e recuperare la capacità di competere nell’high-tech del sistema paese.
Su quali nuove iniziative state lavorando come Primomiglio?
In questo momento siamo impegnati nel lanciare un nuovo fondo di investimento denominato Primo Space che investirà in startup e tecnologie nel mercato della cosiddetta ‘new space economy’. Il settore spaziale infatti è in forte crescita ed rapidissima trasformazione per diversi fattori di mercato, tecnologici e regolatori; basti vedere cosa sta succedendo negli Stati Uniti con Space-X. E’ un’industria in cui l’Italia gioca ancora un ruolo da protagonista a livello internazionale, l’Italia è il secondo contributore all’Agenzia Spaziale Europea ed è considerata sesta al mondo in campo spaziale. Inoltre è un’economia che dispone al suo interno di tutti gli elementi della filiera spaziale dalla produzione, alla messa in orbita, la gestione e i servizi. Il fondo nasce da una partnership che Primomiglio SGR ha siglato due anni fa con l’Agenzia Spaziale Italiana ed è ormai prossimo all’avvio dell’operatività, avendo trovato il supporto di investitori istituzionali di prim’ordine come Fondo Nazionale Innovazione e European Investment Fund che saranno i cornerstone investor di Primo Space. L’obiettivo di raccolta è di 80 milioni di Euro, il fondo farà investimenti early stage in società prevalentemente Italiane già in fase commerciale ma anche investimenti in tecnologie sviluppate nelle Università e nei centri di ricerca che possono avere sbocco commerciale operando sia nel segmento ‘upstream’ (ovvero la tecnologia che va a costruire le infrastrutture spaziali), sia in ambito ‘downstream’ (ovvero le applicazioni terrestri basate sui dati raccolti dai satelliti). Le opportunità offerte dalla new space economy riguardano tantissimi campi applicativi: agricoltura, infrastrutture, logistica, marketing, assicurativo. Primo Space è un chiaro esempio di come il venture capital possa svolgere un ruolo chiave nell’accelerare l’accesso ai nuovi mercati, il dinamismo economico e la competitività dell’Italia.